Primavera: pollini, ci risiamo!
Nella bella stagione le giornate si allungano, il clima si fa tiepido e l'aria diventa frizzante. Chi ama fare sport all'aperto coglie l'occasione per ritrovare la forma ottimale a contatto con la natura. Chi adora le lunghe passeggiate del fine settimana studia le mappe per le prossime scampagnate nei boschi, al mare o al lago. Anche chi resta in città approfitta del tempo libero per portare i piccoli al parco. Sembra proprio che insieme alla natura rinasca anche la gioia di vivere.
Ma c'è anche chi, rassegnato, prepara scorte di farmaci per automedicazione e fazzoletti, perché sa bene che il risveglio della natura per lui, come per altri 9 milioni di italiani, significa starnuti a raffica, naso che prude, lacrime agli occhi e tosse secca. In casa, in ufficio o per strada, con la primavera tornano anche le allergie da polline. Le insidie maggiori dei mesi a cavallo tra inverno e primavera derivano da cipressi, noccioli, e betulle. Poi tocca a graminacee, urticacee, oleacee. Le allergie da polline coinvolgono una fetta molto ampia di popolazione, con costi sociali molto alti, poiché causano numerose assenze scolastiche e lavorative, oltre a una riduzione delle performances e della qualità della vita.
Proteggere gli occhi, lavare spesso il viso, evitare bicicletta e motorino, tenere i finestrini dell'auto chiusi e cercare un parcheggio lontano da parchi e giardini sono spesso lo spontaneo tentativo di difendersi dai pollini fluttuanti. C'è anche chi si rinchiude in casa, magari evitando di aprire le finestre, convinto di essere al riparo dai fastidiosi sintomi.
La scienza ha però dimostrato che questi interventi sono sì raccomandabili, ma non sono sufficienti. Le ridotte dimensioni dei pollini, che variano tra i 5 e i 250 micrometri, fanno sì che essi possano penetrare molto facilmente negli ambienti, direttamente o trasportati dagli individui. Una volta entrati, tappeti, moquette, tappezzerie e tendaggi favoriscono il depositarsi delle particelle polliniche che con la polvere domestica diventano aggregati allergizzanti difficili da rimuovere e rischiosi soprattutto per i soggetti polisensibili, allergici contemporaneamente a pollini, acari, peli di animali domestici e muffe. La minaccia può persistere addirittura dopo sei mesi dal termine della fioritura, e provocare crisi acute di raffreddore e asma. Appare quindi lampante che le strategie preventive di evitare i luoghi di maggiore esposizione al rischio debbano essere accompagnate da accurati ed efficaci interventi di pulizia delle abitazioni e degli ambienti lavorativi con strumenti ottimali per la rimozione dei nemici degli allergici anche dalle superfici più difficili.